
Il legame tra Depressione e Malnutrizione
Il suicidio è davvero legato alla malnutrizione?
La causa del suicidio è da sempre un mistero che hanno cercato di svelare in moltissimi: a partire dagli antichi filosofi, oggigiorno se ne occupano prevalentemente psicanalisti e scienziati. Un gruppo di ricercatori americani ha dichiarato che le cause potrebbero essere addirittura scritte nei nostri geni. Il loro studio, pubblicato sull’American Journal of Medical Genetics, collega in modo chiaro la predisposizione al suicidio con la mutazione di tre particolari geni. La cosa più importante della loro scoperta è proprio quella di aver confermato che il suicidio non è prettamente legato ad una instabilità mentale dell’individuo ma, invece, a determinati fattori biologici tramandati all’interno della stessa linea famigliare. E come ben si sa, quando si parla di biologia umana si parla inevitabilmente anche di nutrizione e malnutrizione.
Cosa lega la malnutrizione al suicidio?
I ricercatori italiani Massimo Cocchi e Lucio Tonello, assieme al premio nobel Kary Mullis, hanno scoperto che la depressione psicologica è collegabile ad alcuni cambiamenti dei livelli di grasso nel sangue. Per la precisione si tratta dell’acido oleico (noto come omega 6), dell’acido arachidonico e dell’acido linoleico (noto come omega 3). Grazie ad una loro ricerca, i due studiosi sono riusciti a capire il meccanismo che collega questi tre grassi nel sangue e, quindi, ad individuare i soggetti sani da quelli depressi, riuscendo addirittura a creare una classifica di rischio di suicidio in quest’ultimo gruppo. Il segreto, a quanto pare, risiede nella viscosità delle membrane neuronali regolata dalla quantità e qualità di grassi nel sangue: è questa la causa scatenante dei segnali biochimici che portano a, o peggiorano, la depressione.
Come può una dieta corretta aiutare a combattere la depressione?
Essendo la depressione anche legata ai grassi nel sangue, è ovvio che la dieta diventa di fondamentale importanza. Infatti, lo studio citato dimostra che la malnutrizione, in soggetti predisposti alla depressione, può far emergere questa latente condizione che, invece, probabilmente non verrebbe alla luce con una dieta sana. I grassi assimilati da una dieta scorretta influenzano pesantemente la composizione dei lipidi contenuti nella membrana neurale del cervello: un buon livello dei grassi omega 3, ovverosia gli acidi grassi essenziali, garantisce una buona viscosità dei neuroni; una dieta piena di colesterolo, invece, porta inevitabilmente a livelli maggiori di acido arachidonico e ad uno squilibrio tra l’omega 3 e l’omega 6, causando l’irrigidimento dei neuroni che ha impatto negativo sull’apprendimento, sulla memoria e sull’umore.
La dieto-terapia preventiva: una buona soluzione!
La dieta come prevenzione è uno strumento tanto potente, quanto sottovalutato. Infatti, nel caso della depressione, un’alimentazione corretta può aiutare a regolare il livello di acido oleico: se assunto tramite l’olio extra vergine d’oliva, l’acido oleico riesce a contrastare maggiormente l’acido arachidonico aumentando, quindi, la viscosità neuronale e la seratonina, neurotrasmettitore che abbassa la depressione. L’effetto ottenuto è addirittura comparabile a molti farmaci antidepressivi! Il consumo di molti cibi grassi (come patatine fritte, pasticcini e cibi ricchi di amido), invece, aumenta la rigidità neuronale e favorisce lo sviluppo della depressione. Lo studio eseguito da Cocchi, Tonello e Mullis strappa la depressione dall’idea che sia causata prettamente da motivi psicologici e la porta ad un piano fisico-biologico, trattabile come una qualsiasi altra patologia. Sarà possibile, quindi, dare vita a diagnosi più precise, grazie a specifici esami in laboratorio che individueranno con più precisione i soggetti a rischio, e creare nuove terapie prettamente alimentari per risolvere questa grande problematica dei nostri tempi.